Imposta sul reddito delle persone fisiche

Vantaggi fiscali per i lavoratori “impatriati”

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Con una circolare di giugno di quest’anno, l’INPS ha fornito importanti chiarimenti in merito alla determinazione dei contributi previdenziali dai contribuenti che usufruiscono del regime degli impatriati.

 

Il chiarimento riguarda in particolare gli impatriati che esercitano la loro attività come liberi professionisti o in forma di ditta individuale

Come è noto, il 70% del loro reddito prodotto in italia è esente da imposte.

Tuttavia, per quel che concerne l’aspetto previdenziale, era dubbio se l’impatriato dovesse considerare ai fini contributivi il reddito complessivo prodotto o la medesima base imponibile calcolata ai fini IRPEF sulla base del regime degli impatriati.

Ebbene, l’INPS con la Circolare in commento ha finalmente chiarito che per gli impatriati la base imponibile contributiva è la stessa individuata ai fini IRPEF per cui anche ai fini contributivi si dovrà considerare una base imponibile pari al 70% del reddito prodotto in Italia dal lavoratore impatriato.

 

Questa disposizione, positiva a prima vista, comporta anche aspetti negativi. Da un lato, i minori contributi previdenziali portano a un reddito netto più alto, dall’altro lato, a causa del sistema contributivo, anche a una pensione più bassa.

 

Alla luce di questo chiarimento dell’INPS, non è comprensibile che gli impatriati che esercitano la loro attività sotto forma di rapporto di lavoro dipendente debbano ancora calcolare i contributi previdenziali sull’intera retribuzione lorda, cioè senza la riduzione del 70%.

Sarebbe auspicabile un ulteriore chiarimento in merito.

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Alexander Plattner – Dott. Com./Rev. Cont.

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